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Guida allo Studio

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Povertà…ciclica!

Ogni mese lo stesso ciclo. Una necessità biologica, non una scelta del genere femminile. Eppure, tamponi e assorbenti sono considerati dalla normativa fiscale italiana un bene non necessario

L'IVA applicata è del 22%, a differenza dei beni considerati necessari, cui si applica un'IVA ridotta al 5%. La conseguenza è che i prodotti mestruali costano di più di quanto potrebbero e, con la crisi economica in atto generata dalla pandemia, si è cominciato a parlare anche nelle società occidentali di povertà mestruale (period poverty). 

Colpisce quelle donne che, non potendo permettersi o non avendo a disposizione assorbenti e tamponi, restano a casa durante i giorni del ciclo. Non sembra possibile, eppure è così. I dati del sondaggio condotto dalla Consulta provinciale degli studenti e delle studentesse e dall'Infocafè femminista di Merano lo confermano: oltre il 14,8 % delle intervistate ha dichiarato di essere rimasta a casa almeno una volta per questa ragione. Il sondaggio è stato condotto principalmente nelle scuole superiori e professionali della provincia, interessando complessivamente circa 6000 scolare/i, ed esteso a studentesse (e studenti) di unibz. 

In 754 hanno partecipato al sondaggio e l'87,4% di loro troverebbe molto utile se tali prodotti fossero disponibili gratuitamente all'università (53,7% molto utile e 33,7% abbastanza utile). Alla domanda "L'acquisto di prodotti mestruali rappresenta un problema finanziario?", il 4,5% di loro ha risposto sì e il 15,8% abbastanza. 

Per questo, il Comitato Pari Opportunità della Libera Università di Bolzano ha ritenuto di supportare la campagna di sensibilizzazione, affinché a livello provinciale vengano presi provvedimenti tali da rendere i prodotti mestruali più accessibili economicamente.

foto: unsplash
 
(ap)